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ESERCIZI 2
Sintesi:
Le proposizioni avverbiali: classificazione
PROSPETTO RIASSUNTIVO
(Teoria § 1. )
Le proposizioni avverbiali o complementari indirette
Nel periodo hanno la stessa funzione dei complementi indiretti o degli avverbi nella proposizione.
Esse comprendono le proposizioni:
Proposizioni finali (Teoria § 2. )
Le proposizioni finali
In latino sono introdotte da:
presente, se dipende da un tempo principale
ut (ne) + congiuntivo
imperfetto, se dipende da un tempo storico
Le finali seguono la consecutio, e possono esprimere solo il rapporto di contemporaneità con la reggente .
Huic ego causae accessi, iudices, non ut augerem invidiam ordinis, sed ut infamiae communi succurrerem. (Cic.) | Io, giudici, ho preso parte a questo processo, non per fare aumentare il rancore dell ordine, ma per dare una mano contro la comune vergogna. |
OSSERVAZIONI |
1. La finale negativa è di regola introdotta dal ne (= affinché, perché ), ma talvolta si può trovare ut non, quando si vuole negare solo un termine o una parte della proposizione.
Confer te ad Manlium, ut a me non eiectus ad alienos, sed invitatus ad tuos esse videaris.(Cic.) | Recati da Manlio, perché sembri che tu non sia stato cacciato da me presso estranei, ma invitato presso i tuoi. |
2. Il ne talvolta è usato in espressioni di tipo incidentale ( ne dicam, ut non dicam = per non dire, per tacer edi, ecc.) per attenuare una affermazione troppo forte.
Crudelis Castor, ne dicam sceleratum et impium! (Cic.) | O crudele Castore, per non dire scellerato ed empio! |
3. Si ricordi l uso particolare del ne con pronomi, aggettivi e avverbi negativi che rifiutano ut.
Infatti si sostituisce:
ut nemo con ne quis
ut nullus " ne ullus
ut nihil " ne quid
ut numquam " ne umquam
ut nusquam " ne usquam
Caesar moenia communiit, ne usquam oppidum adorirentur. (Ces.) | Cesare rafforzò le mura, perché non assalissero da nessuna parte la città. |
4. La coordinazione negativa fra due o più finali si rende mediante neve o neu; si usa neque o nec, quando la prima è affermativa.
Adiungam etiam de memoria, ut labore Crassum levem, neque ei quidquam aliud, de quo disserat, relinquam. (Cic.) | Aggiungerò qualcosa dai ricordi, per alleviare la fatica di Crasso e per non lasciargli altro, su cui parlare. |
5. Le finali comparative, in cui si presenta un aggettivo o un avverbio comparativo, di norma la congiunzione ut viene sostituita da quo, ablativo avverbiale.
Legem brevem esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur. (Sen.) | E opportuno che la legge sia breve, affinché sia tenuta a mente più facilmente dagli inesperti. |
VARI MODI PER RENDERE LA FINALE(Teoria § 3.)
Raccogliamo in un prospetto i vari modi per esprimere la finale in latino.
- qui, quae, quod + congiuntivo (relativa-finale);
- causa o gratia con il genitivo del gerundio o gerundivo;
- ad + accusativo del gerundio o gerundivo;
- supino attivo (con verbi di moto);
- participio futuro (raramente il participio presente).
Applichiamo lo schema alla frase: <<Furono mandati ambasciatori per chiedere la pace >>
ut pacem peterent | |
qui pacem peterent | |
causa ( gratia ) petendi pacem | |
Legati missi sunt | causa (gratia ) petendae pacis |
ad petendam pacem | |
pacem petitum | |
pacem petituri | |
pacem petentes (raro) |
PROPOSIZIONI CONSECUTIVE (Teoria § 4.)
Le proposizioni consecutive
Vogliono il congiuntivo, ma non seguono rigidamente la consecutio temporum.
--- se la conseguenza di un fatto è ancora attuale, si usa il presente congiuntivo;
--- se la conseguenza è passata, si ha l imperfetto per indicare la durata, il perfetto per indicare un fatto momentaneo; si usa l imperfetto di norma quando la reggente è negativa.
In italiano si usano di solito gli stessi tempi del latino, ma all indicativo.
Non sum tam demens ut aegrotare cupiam. (Sen.) | Non sono tanto sciocco, che desidero (= da desiderare ) ammalarmi. |
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1. La proposizione consecutiva può essere introdotta dal pronome relativo qui, quae, quod.
Reperti sunt complures nostri milites, qui in phalangem insilirent. (Ces.) | Si trovarono moltissimi nostri soldati, i quali si avventarono sulla falange. |
Forme particolari di consecutiva (Teoria § 5. )
La consecutiva: costrutti particolari
Tantum abest, ut scribi contra nos nolimus, ut id etiam maxime optemus. (Cic.) | Siamo tanto lontani dal non volere che si scriva contro di noi, che anzi lo desideriamo moltissimo. |
Maiora in defectione deliquerant Campani, quam quibus ignosci posset. (Liv.) | I Campani, nel ribellarsi, avevano commesso una colpa troppo grave perché si potesse loro perdonare. |
.La locuzione impersonale in eo est, ut... (= dipende da ciò che...; si è sul punto di...); est ut....(= si dà il caso che..., avviene che...) è usata in sostituzione di verbi che non hanno il participio futuro, per rendere la perifrastica attiva.
Est ut plerique philosophi nulla tradant praecepta dicendi. (Cic.) | Si dà il caso che la maggior parte dei filosofi non diano regole sull eloquenza. |
Quando la reggente è negativa o di senso negativo, si usa quin (= che non ).
Nemo fuit, quin (= qui non ) id crederet. (Cic.) | Non vi fu alcuno, che non credesse a ciò. |
PROPOSIZIONI CAUSALI (Teoria § 6.)
Le proposizioni causali
Si parla di proposizioni causali, al plurale, in quanto effettivamente le cause possono essere molteplici, tanto che si possono suddividere in tre: causa reale, causa soggettiva, causa determinante.
Sapiens legibus non propter metum paret, sed eas sequitur, quia id salutare maxime esse iudicat. (Cic.) | Il sapiente obbedisce alle leggi non per il timore, ma le segue perché giudica che ciò è estremamente salutare. |
Noctu ambulabat in foro Themistocles, quod somnum capere non posset. (Nep.) | Temistocle passeggiava di notte nella piazza, perché non poteva prendere sonno. |
Non possum reprehendere consilium tuum, praesertim cum egomet in provinciam non sim profectus. (Cic.) | Non posso biasimare il tuo consiglio, soprattutto perché io stesso non sono partito per la provincia. |
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1. In sostituzione delle congiunzioni causali, spesso è usato il pronome relativo qui, quae, quod, rafforzato da quippe, utpote (relative causali).
Titus princeps ne musicae quidem rudis fuit, quippe qui cantaret et psalleret iucunde scienterque. (Svet.) | L imperatore Tito nepppure di musica era inesperto, in quanto egli sapeva cantare accompagnandosi alla cetra in modo piacevole e con abilità. |
2. Si usa normalmente la congiunzione quod:
- dopo i verba affectuum (gaudeo, laetor, doleo, queror, maereo, gratulor, ecc.).
Sane gaudeo quod te interpellavi. (Cic.) | Sono davvero contento per il fatto di averti interrotto. |
- dopo i verbi che significano accusare, lodare, biasimare ( accuso, laudo, reprehendo, condemno, ecc.).
Laudantur oratores veteres, quod crimina diluere dilucide. (Cic.) | I vecchi oratori sono apprezzati, perché spiegavano con chiarezza i misfatti. |
3. Si notino le seguenti formule di causali correlative:
non quo ( quod ) + congiuntivo, sed quia (quod ) ...+ indicativo | non perché...ma perché... |
non quo (quod) non...+congiuntivo, sed quia (quod)... + indicativo | non perché non...ma perché... |
non quin... + congiuntivo, sed quia (quod )...+ indicativo. | non perché non...ma perché... |
Non quia sum ipse augur ita sentio, sed quia sic existimare nos necesse est. (Cic.) | Non perché io stesso sia un augure la penso a questo modo, ma perché è nessario che noi la pensiamo così: |
4. Varie locuzioni causali richiedono il congiuntivo.
Causam non habeo cur... | Non ho motivo per... |
Est ( o causa ) quod... | C è motivo perché |
Nihil est quod... | Non c è motivo che (per )... |
Quid est causae cur...? | Che motivo c è che (per)...? |
Quid est quod...? | Che motivo c è che (per )...? |
Quid est quod audeam suadere tibi? (Cic.) | Che motivo c è che io osi persuaderti? |
Esercizi di applicazione
Proposizioni finali (ut, ne, quo + cong.); vari modi per rendere la finale (Teoria § 2.-3. )
Esercizio 1. Analizza e traduci.
A)
B)
Esercizio 2. Analizza e traduci.
Proposizioni consecutive; forme particolari di consecutiva (Teoria § 4.-5.)
Esercizio 3. Analizza e traduci.
Esercizio 4. Analizza e traduci.
Proposizioni causali: causa reale, causa determinante (Teoria § 6. )
Esercizio 5. Analizza e traduci.
A)
B)
Esercizio 6. Analizza e traduci.
Versioni di ricapitolazione
1. Macchine per l assedio
In obsidendis urbibus admoventur testudines, arietes, falces, vineae, plutei, musculi, turres. De materia ac tabulatis testudo contexitur, quae, ne exuratur incendio, coriis vel ciliciis centonibusque vestitur. Haec intrinsecus accipit trabem, quae aut adunco praefigitur ferro, et falx vocata est ab eo, quod incurva est, ut de muro extrahat lapides; aut certe caput ipsius vestitur ferro et appellatur aries, vel quod habet durissimam frontem, qua subruit muros, vel quod more arietum retrocedit, ut cum impetu vehementius feriat. Testudo autem a similitudine verae testudinis vocabulum sumpsit, quia, sicut illa modo reducit, modo proserit caput, ita machinamentum interdum reducit trabem, interdum exserit, ut fortius caedat.
(Vegezio)
2. La missione di Roma
Cum ad exercitum recensendum contionem ad Caprae paludem haberet [Romulus ], subito coorta tempestas tam denso regem operuit nimbo, ut conspectum eius contioni abstulerit; nec deinde in terris Romulus fuit. Deinde, a paucis initio facto, deum deo natum, regem parentemque urbis Romanae salvere universi Romulum iubent; pacem ex precibus exposcunt, uti volens propitius suam semper sospitet progeniem.
Fuisse credo tum quoque aliquos, qui discerptum regem patrum manibus taciti arguerent, manavir enim haec quoque, sed perobscura fama; illam alteram admiratio viri nobilitavit. Namque Proculus Iulius, sollicita civitate desiderio regis et infensa patribus, gravis, in contionem prodit.
<< Romulus, inquit, Quirites, prima hodierna luce caelo repente delapsus se mihi obvium dedit. Cum perfusus horrore venerabundus abstitissem, petens precibus ut contra intueri fas esset; ab¥, nunti &, inquit, Romanis, caelestes ita velle, ut mea Roma caput orbis terrarum sit: proinde rem militarem colant sciantque, et ita posteris tradant, nullas opes humanas armis Romanis resitere posse. Haec locutus sublimis abiit. >>.
(Cicerone)
3. Un interessante confronto
Quod putamus, post litteras, difficillimum esse artificium? Ego puto medicum et nummularium: medicus quod scit quid homunciones intra praecordia sua habeant et quando febris veniat, etiam si illos odi pessime, quod mihi iubent saepe anatinam parari; nummularius quia per argentum aes videt. Mutarum bestiarum laboriosissimae sunt boves et oves: boves quoniam eorum beneficio panem manducamus; oves quod lana illae nos gloriosos faciunt. Et, facinus indignum, aliquis ovillam est (da edo) et tunicam habet. Apes ego divinas puto, quia mel vomunt, etiam si dicuntur illud a Iove afferre. Ideo autem pungunt, quia ubicumque dulce est, ibi et acidum invenies.
(Petronio)
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